Poggio Catino - Guida Turistica

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Il Castello di Catino
  Una dolina carsica di forma circolare. La Rocca è posizionata sul fianco sud, una parete verticale di roccia compatta. La Torre alta più di venti metri, pentagonale, con il vertice acuto a nord-est. E' perfettamente conservata al netto della parte apicale. Costruita con pezzame di pietra a fitta tessitura muraria talvolta avvicendato con blocchi di maggiori dimensioni, con spigoli perfettamente regolari di pietra scalpellinata, si restringe leggermente verso la vetta per successivi quattro livelli. Mentre sono ben conservate la Torre, la cortina sul lato est e i due torrioni d'angolo, lo stato di rudere della parte restante della Rocca e le alterazioni subite sollecitano diverse letture riguardo l'architettura e l'impianto. Un fortilizio come si presume fosse quello di Catino può giustificarsi solo con la funzione di assolvere un compito militare di grande contenuto strategico. Alla Rocca e tutto concentrato sulla ripida parete rocciosa di sud-ovest della dolina, si aggiunse il borgo il cui impianto urbanistico conserva fedelmente la struttura primitiva a parte le modificazioni edilizie intervenute nel tempo. Nel panorama locale, tali resti sono assolutamente unici per la tipologia fortificatoria dell'impianto, l'accuratezza costruttiva, per l'immagine di potenza che suggeriscono in quel sistema di simboli tipicamente medievale e lo stato di conservazione.
Chiesa Santa Maria dei Nobili
  In una lapide del 1210, è chiamata "Madre di tutte le Chiese del territorio catinese". Apparteneva a Uberto, avvocato longobardo dell'Abbazia di Farfa, che visse intorno all'anno 1000. Fu erette sulle rovine di una Villa romana di cui le "Terme di Silla" (imponente rudere posto nelle vicinanze) erano una lussuosa pertinenza.
Chiesa di Sant'Agostino
  Si ritiene che la sua origine risalga al secolo IX. Il documento più antico che ne parla è il Testamento di un nobile uomo di Catino certo Berardo di fu Berardo del 13 Maggio 1316 dove si citano "i frati dell'ordine degli Eremiti di Sant'Agostino e la Chiesa di Sant'Agostino ". Annesso alla Chiesa esiste un piccolo Convento dove dimoravano i Frati. Affiorano dalle pareti imbiancate resti di affreschi. Sopra l'altare, c'è una Madonna con Bambino e un'iscrizione: "Quest'opera fu fatta dal Frate Agustino del Bartolomeo da Catino addì 27 de Agusto 1578".
Cappella di Santa Caterina
  Fu costruita per disposizione testamentaria di Scipione Scorti morto il 27 Aprile 1642. Doveva costruirsi: "fuori della porta di Catino, attaccata alla Cappella di San Rocco". Sopra l'altare, una tela a olio raffigurante Santa Caterina dinanzi alla Vergine col Bambino, Sant'Anna al centro e un Angelo con candelabro e candela accesa.
La Rocca di Poggio Catino
  Costruita sulla collina di Moricone, in posizione eminente, costituì il nucleo fortificato intorno a cui si aggregò la Domus signorile costituita da strutture civili molto consistenti, protette da una possente cortina con torrioni e successivamente il Borgo. Con l'avvento degli Olgiati (primi anni del 1600) si verificò una rinascita economica significativa con l'incremento della produttività del patrimonio feudale e miglioro contratti agrari. Fu ristrutturato e ampliato il Palazzo Signorile (detto poi "Palazzo Olgiati"), realizzato l'acquedotto della Canale, ricostruita la Chiesa e incrementato il patrimonio edilizio del Castello. Di particolare importanza fu il miglioramento delle relazioni sociali.
Chiesa di San Nicola di Bari
  Nel posto dove sorgeva la vecchia Chiesa, ormai fatiscente e inagibile, il Marchese Settimio Olgiati eresse dalle fondamenta il nuovo Tempio costituito da una navata centrale, due laterali e l'abside. Era il 1621. ][Fu consacrata dal Card. Carlo Rezzonico il 19hj Luglio 1774. Murata in una parete della navata destra, vi si conserva un Urna cineraria di travertino risalente al II° secolo d. C. con fregi decorativi e un'iscrizione.
La Dama Bianca
  Nel 1933, all'interno del Palazzo Olgiati e in prossimità della Rocca, fu rinvenuta una cella ancora intatta contenente uno scheletro. Il ministro di Grazia e Giustizia s'incaricò di asportare l'intera cella con il suo contenuto trasferendola presso il Museo Criminale di Via Giulia a Roma dov'è attualmente conservata ed esposta. Una piccola cella rettangolare con le pareti in blocchi di travertino squadrati e il pavimento in pietra. Sulla parete di fondo, nella parte centrale, è tratteggiato un graffito e verso l'angolo destro, una chiazza di sangue molto evidente. Altre tracce di sangue si notano sul davanzale della feritoia. Sotto e a destra del graffito c'è un lucernario chiuso con mattoni. Quasi addossato alla parete in fondo, un piccolo sedile di pietra sul quale si adagia uno scheletro di donna giovane. La donna fu rinchiusa in questa cella e sepolta viva. La vivisepoltura era una pratica punitiva estrema che si praticava in presenza di comportamenti di assoluta gravità o ritenuti tali in linea con un ideologia di negazione della donna e del corpo femminile. Non si hanno elementi per definire l'identità di questa donna e cioè chi fosse, il suo rango, se fosse del posto o provenisse da un luogo diverso. Ipotesi credibile è che questa donna appartenesse alla Famiglia dei Colonna, fosse catturata dagli Orsini (o consegnata loro) come ostaggio e lasciata morire in un modo così crudele per consumare una vendetta. L'evento potrebbe risalire al tempo in cui gli Orsini erano feudatari di Poggio Catino ed è verosimile datarlo tra il 1484 e il 1525 cioè nel periodo in cui più violente e sanguinose furono le lotte degli Orsini con la famiglia rivale dei Colonna.